Pubblico qui una lettera che ho trovato su internet. E' l'ultimo post per chiudere questo argomento, anche se purtroppo non finiremo mai di parlarne perchè qualcosa accadrà di nuovo. Come si dice "la mamma dei cretini è sempre incinta".
E' una lettera scritta da un poliziotto, e chi meglio di lui sa cosa vuol dire essere presente in quei luoghi di guerra...
Dovrebbero farla leggere in tutte le scuole, se solo ci fosse Educazione Civica...
"Non ho mai partecipato a nessun blog, scrivo raramente e-mail, sono sempre uno spettatore poco partecipe, ma questa volta è diverso. Sono un’appartenente alla categoria oggi più colpita: la Polizia di Stato. Non voglio fare il solenne elogio alla generosità di chi immola la propria vita per gli altri, basta accendere la tv o leggere i giornali, in questi giorni, per sentire altri che lo fanno vomitando banalità di ogni genere, con la consapevolezza di cavalcare l’onda mediatica fin quando paga e poi……… la vita va avanti, saremo investiti da nuovi tragici fatti, da nuovi incredibili drammi , da nuovi disastri epocali.
Voglio raccontare che cosa ho provato io, quando da “poliziotto pinguino”, sono salito la prima volta con il mio casco, il mio sfollagente, la mia pistola, il mio scudo, su uno di quei mezzi blindati, che si vedevano qualche anno fa fuori dagli stadi.Non era una partita normale, ma era LA PARTITA, quella che tutti noi del III Reparto mobile di Milano, vivevamo con grande tensione : ATALANTA-BRESCIA. All’adunata (mattina ore 09.00, partita ore 16.30) quello che mi colpì era un clima di preparazione alla “guerra”, centinaia di candelotti lacrimogeni ritirati, coperte antincendio……., si capiva che non era un normale servizio, ed io brancolavo tra i colleghi, non sapendo bene cosa dovevo fare, cercavo di seguire gli altri cercando di mascherare la mia inesperienza, sempre più agitato, sempre più confuso.Questo stato d’animo è durato fino all’arrivo a Bergamo e poi…… e poi non c’è stato più il tempo per niente. Immediatamente di corsa alla stazione delle ferrovie dove i tifosi del Brescia,dopo aver azionato il freno di emergenza che li trasportava, erano scesi sui binari ad “armarsi” di sassi, per accoglierci degnamente. Non so se hai mai provato ad essere in mezzo ad una sassaiola. Cercavamo di ripararci con gli scudi, di restare vicini. La prima pietra mi ha colpito sulla spalla, poi un'altra sullo stinco, ma al momento non ho sentito alcun dolore, l’adrenalina era troppo alta. Un ‘altra cosa mi ha colpito molto: noi eravamo 3 squadre da 9 persone, loro almeno 200, e poi …. I lacrimogeni, le cariche, le urla, gli insulti, bisognava correre senza riuscire a respirare e a vedere per il fumo dei lacrimogeni. E poi una volta raggruppate quelle stesse persone che fino ad un minuto prima ciavevano tirato addosso di tutto, le abbiamo scortate noi (angeli custodi della loro sicurezza), fino allo stadio.E qui il finimondo: Mentre eravamo schierati, per formare un cordone di sicurezza, una bomba carta, riempita di chiodi e vetri è volata sulla squadra vicino alla mia: 10 poliziotti feriti, le divise a brandelli, tagli e graffi in faccia, sangue in abbondanza e la gente …… la gente rideva soddisfatta, qualcun altro addirittura applaudiva. Da questo momento i miei ricordi sono meno nitidi, ricordo solo la rabbia che mi cresceva dentro il petto. E’ la stessa rabbia che oggi ho ritrovato nel mio cuore e che alimenta una domanda irrisolta: PERCHE’ ? Se qualcuno lo sa me lo spieghi io non lo capisco il perché, nonostante 10 anni di Polizia, nonostante i numerosi servizi chiamati di “ordine pubblico” …… Perché? Lo sport non c’entra un CAZZO!!!!! Nella mia esperienza posso testimoniare che l’evento sportivo per questi delinquenti è irrilevante, vengono pianificate vere e proprie strategie di guerriglia urbana. Ti attirano in alcuni luoghi aperti, ti tagliano la via di fuga incendiando cassonetti e poi ti lanciano addosso di tutto: sassi, bottiglie, tombini in acciaio, lavandini etc..Ma non è una cosa nuova, succedeva 10 anni fa, continua a succedere oggi, succederà anche domani. Ogni tanto ci scappa il morto: si piangono lacrime amare, ci si strappa dovutamente le vesti, le circostanze così tragiche lo richiedono e poi…..e poi IL NULLA.I Politici che promettono leggi intransigenti, pugno duro contro le tifoserie e poi…………il NULLA. Io non ho ricette magiche, anche perché il problema è molto complesso, ma se si vuole raggiungere un minimo di sicurezza occorre semplicemente fare una cosa: Proibire la costituzione, la riunione e l’ingresso allo stadio dei così detti Gruppi organizzati. Ma basta leggere le sigle per capire che non hanno alcuna connessione con lo sport. Chi mi spiega l’attinenza di parole come “Fighters, Blood and Honour, Ultras, Fossa dei Leoni” con lo sport? E non venitemi a raccontare la storiella che sono solo simboli che esaltano l’ideale agonistico e nulla più. Da Ragazzino, tifoso dell’INTER, ho provato ad andare in curva a vedere la partita, so benissimo come funziona. All’ora c’era un gruppo di pazzi gli “SKIN HEADS” , idioti che si proferivano nazi-fascisti senza peraltro neppure saper che è esistita una seconda guerra mondiale o cosa è successo nella Germania nazista (perché il nazismo è nato in Germania?), i quali sovente quando non avevano con chi prendersela, si menavano tra di loro o con chi gli sedeva vicino, così per il gusto di spaccare qualche testa.Ora cosa c’entra questa gente con lo sport? Perché questi scemi, nel nostro Paese devono avere tanta importanza e tanti diritti?Perchè loro devono avere il diritto di andare allo stadio a vedere uno degli spettacoli più belli del mondo e io non posso andarci con mio figlio, per paura che ci possa succedere qualcosa? Ma allora funziona tutto al contrario?E poi…. Per lo spettacolo “partita di calcio “ sono veramente necessari? Sono necessari i loro striscioni offensivi, i loro simboli di guerra, le loro provocazioni? Io non sono mai stato in Inghilterra, ma chi ci è andato, mi ha raccontato che andare a vedere una partita di calcio là è veramente coinvolgente. Si respira un clima particolare di partecipazione, il tifo è caldissimo è spontaneo, senza bisogno di megafoni con il quale il capo Ultras intona i cori e tutte le pecore cantano.Io penso che se non si affronta questo problema, non si riuscirà mai a venirne fuori, e per riuscirci è necessario fare una cosa semplicissima: tornare a considerare il calcio per la sua essenza: uno sport. E’ l’unico modo x riuscire a trasformare questa schifezza, è l’unico modo per far rivivere quella incredibile magia, che quasi tutti a 5 anni a 10 a 20 a 30 a 40 a 50 provano inseguendo un pallone in cortile, al campetto, al campo sportivo, in spiaggia.
Ciao Filippo …………..cerca di proteggerci se puoi! Ale"
mercoledì 7 febbraio 2007
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